Il Parco della Caffarella
Il parco urbano della Caffarella si sviluppa tra la via Appia Antica e la via Latina parte come area aperta al pubblico e parte come area privata.
Il Parco racchiude la valle della Caffarella, frastagliata di creste collinari attraverso cui si insinua il piccolo fiume Almone; sono presenti numerosi sistemi di canalizzazione per il deflusso delle acque provenienti dalle sorgenti della zona e per la bonifica della valle, parte risalenti all'epoca romana e parte all'epoca rinascimentale.
Alla metà del II secolo d.C. vi sorse la grande villa e tenuta agricola di Erode Attico, marito di Annia Regilla e precettore di Marco Aurelio, che si estendeva a partire dalla via Appia su più strutture separate ed a tale periodo risalgono le principali testimonianze romane che si incontrano inoltrandosi nella pittoresca vallata, in particolare il Ninfeo, la tomba di Annia Regilla ed il tempio di Cerere.
La zona rientrò poi nel IV secolo nei possedimenti della villa di Massenzio.
In epoca medioevale venne abitata grazie alla presenza delle sorgenti d'acqua e vi vennero edificate diverse torri.
Casale della Vaccareccia
La valle della Caffarella nel 1500 divenne proprietà della famiglia Caffarelli che vi realizzò una tenuta agricola; al centro della tenuta venne edificato nel XVI secolo il Casale della Vaccareccia che ingloba una torre del XIII secolo.
Successivamente la Tenuta della Caffarella divenne proprietà dei Torlonia.
Il casale è tutt'ora abitato e vi è organizzata una piccola azienda agricola con galline, papere ed un gregge di pecore (questi almeno gli animali da fattoria che ho visto).
S.Urbano alla Caffarella - Tempio di Cerere e Faustina
Su una delle colline che dominano la vallata scavata dal fiume Almone si trova l'antico tempio di Cerere e Faustina costruito nel II secolo d.C. da Erode Attico e dedicato a Cerere la dea delle messi e a Faustina, la moglie divinizzata di Antonino Pio.
Il tempio venne trasformato nel IX secolo nella chiesa di Sant'Urbano; la costruzione romana è un classico tempietto in opera laterizia del II secolo che presentava un bel porticato di 4 colonne corinzie e relativo architrave in marmo pentelico (proveniente dalle cave del monte Pentelico nei pressi di Atene, che furono proprietà di Erode Attico); nel 1634 sotto Urbano VIII vennero eseguiti dei lavori di stabilizzazione della struttura che comportarono l'aggiunta delle mura in mattoni tra le colonne chiudendo così il portico e le costole di rinforzo sulle mura laterali del tempio.
La chiesa posteriormente è chiusa da una proprietà privata ed anteriormente e lateralmente c'è un giardinetto tenuto chiuso e protetto alla vista da rampicanti e da cancelletti di ingresso con lastre di ferro e risulta quindi particolarmente difficoltoso poter vedere il tempio dall'esterno.
Cisterna romana in schegge di selce su due livelli; la volta del piano inferiore è a doppio spiovente
Ninfeo di Egeria
La storia del ninfeo si riallaccia alle leggende dell'epoca arcaica; qui era forse il Bosco Sacro dove il re sabino Numa Pompilio successore di Romolo incontrava la ninfa Egeria sua amante e sua consigliera ed ispiratrice nella composizione delle Sacre Leggi di Roma.
La grotta artificiale si apre nel fianco della collina sotto al Tempio di Cerere e venne realizzata nel II secolo d.C. in opera laterizia ed opera mista; presenta una pianta rettangolare racchiusa da una conchiglia principale e da tre nicchie minori su ognuno dei due lati più altre due grandi nicchie in posizione più avanzata ed esterna; al centro dell'area è una piccola piscina di raccolta di forma rettangolare originariamente racchiusa da porticati da identificarsi forse nel Lacus Salutaris; da qui l'acqua defluiva in un più ampio bacino per poi giungere all'Almone.
Il pavimento e le pareti del ninfeo erano interamente ricoperte di marmi verdi provenienti dalla Grecia e da mosaici vitrei ed i portici erano adornati da statue dedicate alle divinità del fiume; nella nicchia principale si conserva la statua priva della testa di una figura maschile in posizione distesa appoggiata su di un gomito.
Anticamente l'acqua che alimentava il ninfeo proveniva da una sorgente dislocata ad alcune centinaia di metri di distanza tramite un condotto sotterraneo con copertura a doppio spiovente rimasto in funzione fino alla fine del 1500; la parziale perlustrazione effettuata nel 1996 da alcuni speleologi del CAI ha rilevato una frana della volta che ha provocato l'interruzione del flusso d'acqua.