Il Parco Archeologico delle Tombe di via Latina
Ingresso: Via dell’Arco di Travertino, 151
chiusura estiva ore 18.30 - invernale ore 16.00
ingresso libero - visite guidate alle tombe
Come arrivare: Metro A fermata Arco di Travertino
L’importante zona archeologica venne scoperta nel 1857 - 1858 da Lorenzo Fortunati, un insegnante che si dilettava di scoprire resti archologici e di ricavarne "un onesto lucro" rivendendoli; al suo nome sono legati rinvenimenti in numerose altre aree archeologiche Romane; questi intuì l’importanza del luogo nel quale spiccava il sepolcro Barberini ed a sue spese iniziò gli scavi che erano ovviamente non molto accurati quanto tesi piuttosto al rapido rinvenimento di reperti rivendibili (quali sarcofagi e statue); gli scavi proseguirono poi con l’intervento di papa Pio IX; nel 1879 l’appena costituito Stato Italiano espropriò alcuni dei terreni interessati dai siti archeologici, di proprietà dei Barberini, e l’area fu destinata a Parco Archeologico.
Ai primi del 1900 venne eseguita una campagna di scavi sotto la guida di Rodolfo Lanciani.
Il piccolo parco si sviluppa lungo i bordi della via Latina per una lunghezza di 450 metri a partire dalla metà del III miglio dell’antica via (il basolato è visibile su un lungo tratto per circa centocinquanta metri e su un secondo tratto di alcune decine di metri) ed include la Basilica protocristiana per complessivi 6 ettari.
Sepolcro a dado
Appena entrati nel parco sulla destra si vede un grosso blocco in opera cementizia che era il nucleo di un sepolcro a dado completamente spogliato dei suo originario rivestimento in marmo o travertino; su questo è apposta la targa commemorativa della scoperta del sito ad opera di Fortunati e dei successivi scavi intrapresi per volere di papa Pio IX.
Sulla targa è inciso:
PIO IX PONTIFICI MAXIMO
XII KAL(endae) MAI(ae) AN(nus) CHR(isti) MDCCCLVIII
Scienter Lustranti
Basilicam Stephani Protomartyris
Cuius A Saeculis Vix Nomen Supererat
Viam Latinam Sepulcra Columbaria Coemeteria
Reliquamque Monumentorum Segetem
Omnia Sub Terram Condita Et In Apricum Prolata
Laurentius Fortunati Inventor
D(evotus) N(uminus) M(aiestati)Q(ue) E(ius)
Pio IX Pontefice Massimo (fece apporre questa targa)
il (giorno) 20 aprile dell'anno del Signore 1858.
Lo scopritore Lorenzo Fortunati,
devoto alla Sua Divinità e Maestà,
abile ricercatore,
(rinvenne)
la Basilica di Stefano Protomartire
di cui nei secoli sopravvisse il solo nome,
la via latina, sepolcri, colombari, cimiteri
e il resto di monumenti mozzati
tutti preservati dalla terra e portati alla luce del sole.
NOTE:
XII KAL(endae) MAI(ae) AN(nus) CHR(isti) MDCCCLVIII: il 12º giorno dalle Calende di Maggio dell'anno di Cristo 1858, ossia 12 giorni prima del primo maggio, includendo nel conto il primo maggio stesso; vedi Calendario Giuliano.
D.N.M.Q.E.: abbreviazione utilizzata nelle iscrizioni per rivolgersi all'Imperatore.
L’interesse del Papa fu conseguenza del rinvenimento della Basilica, il ché portò inevitabilmente all’estromissione del Fortunati dagli scavi nella zona dopo una breve disputa legale tra questi ed il papato, in quanto Fortunati cercò di far valere le leggi dell'epoca che gli davano tutti i diritti sui ritrovamenti; l’apposizione della lapide "a memoria" dei suoi primi scavi già l'anno successivo alla scoperta resero chiaro che i ritrovamenti dell'archeologo erano "storia" ma nulla di più avrebbe ottenuto.
Sepolcro Barberini o Sepolcro dei Corneli
Proseguendo sulla via Latina si incontra sulla destra il sepolcro detto Barberini dal nome dei proprietari del luogo in epoca Rinascimentale anche chiamato Sepolcro dei Corneli da una epigrafe oggi scomparsa ma riportata in un disegno del 1600 di Pirro Ligorio e riportante il nome L. Cornelius.
I Barberini furono una ricca e potente famiglia originaria della Toscana che raggiunse l’apice del potere con Maffeo Barberini che dal 1623 al 1644 fu Papa Urbano VIII; furono fra i principali finanziatori delle splendide opere della Roma Barocca; purtroppo per i loro scopi saccheggiarono le opere dell’antichità, da cui il detto "ciò che non fu fatto dai Barbari fu fatto dai Barberini".
Si tratta di un sepolcro a Tempietto in laterizi policromi e quindi riconducibile alla seconda metà del II secolo d.C.(periodo degli Antonini).
La camera sotterranea seminterrata è accessibile dall’esterno dell’edificio e prende aria dalle strette feritoie poste alla base del monumento; in questa camera venne rinvenuto il sarcofago "Barberini" raffigurante il mito di Protesilào e Laodamìa conservato ai Musei Vaticani; il piano terra ha l’ingresso sul lato dell’edificio opposto alla strada e dal piano terra si accedeva al primo piano tramite delle scalette interne di cui restano tracce sulla parete cui erano addossate; restano tracce del pavimento a mosaico del piano terra mentre il solaio del primo piano fu abbattuto nell’ottocento per utilizzare la struttura come fienile; restano tracce degli intonaci che ricoprivano le pareti interne e la volta a crociera del secondo piano.
Il Tempietto interamente in laterizio è un esempio della virtuosa tecnica raggiunta in quel periodo nell’utilizzo del mattone, con mattoni rossi utilizzati per realizzare le mura e le semicolonne e mattoni gialli utilizzati per realizzare i capitelli corinzi le architravature che avvolgono l’edificio e le cornici delle finestre e della porta; si vedono chiaramente le tracce dei successivi restauri a chiudere parti di muro che vennero distrutte.
Sepolcro Fortunati 25
appena oltre sulla sinistra della strada si scorgono i resti di alcuni sepolcri tra cui il sito Fortunati 25 di cui resta la sola camera sotterranea.
la via Latina Localizza il posto
Sepolcro a pilastro
Proseguendo sulla strada si trovano altri resti minori di sepolcri tra cui sulla sinistra il nucleo in opera cementizia di un sepolcro a pilastro spogliato del suo rivestimento.
panoramica di parte del Parco; da sinistra verso destra: la rete del campo di calcio, la costruzione moderna che protegge l’ipogeo del sepolcro dei Pancrazi, in lontananza la facciata del sepolcro Baccelli, il tempietto dei Valeri; infine in primo piano il calcestruzzo di un sepolcro a pilastro
Sepolcro dei Valerii
Si giunge quindi al sepolcro dei Valeri sulla destra della strada, in laterizi a due piani risalente alla seconda metà del II sec. d.C., in buona parte ricostruito nella parte sopraelevata nell’ottocento al fine di salvaguardare gli intonaci e gli stucchi della camera sotterranea; l’ingresso è sul lato della strada, separato da questa da un recinto; delle due colonne all’ingresso quella sulla sinistra in marmo cipollino è originale; nei sotterranei a cui si accede attraverso due scale interne disposte simmetricamente si trovano due camere sepolcrali minori con volte a botte ed una principale originariamente rivestita di marmi e di cui si conservano gli splendidi stucchi sulla volta.
Esternamente sulla destra delle altre stanze sepolcrali costruite in ampliamenti successivi, quando i preesistenti locali erano ormai pieni.
Tomba dei Valeri e ingresso alla stazione di sosta sulla via Latina; sullo sfondo la facciata del sepolcro Baccelli e i capannoni industriali sorti sopra la via Latina oltre il confine del parco.
Stazione di sosta
A fianco del sepolcro dei Valeri, sulla sinistra di questo, era una stazione di sosta (statio) dove i viaggiatori giunti in prossimità della città potevano riposare rinfrescandosi alle terme e ristorardosi onde poter entrare nella città con un aspetto presentabile.
All’ingresso dalla strada si notano le basi di due colonne che probabilmente sorregevano due statue e il selciato della strada che entra nell’area della stazione a realizzare una sorta di passo carrabile.
Sul fianco e sul retro del sepolcro sono state rinvenute due cisterne per l’acqua ed una piscina con pavimento in mosaico; Il fatto che la stazione di sosta sorgesse a fianco al monumento funebre non deve apparire strano; probabilmente gli stessi proprietari della stazione di sosta avevano dato in concessione l’uso del loro terreno per costruire il sepolcro e si occupavano della manutenzione dello stesso.
Sepolcro dei Pancratii
Dal lato opposto al sepolcro dei Valeri rispetto alla via Latina si trova il sepolcro dei Pancrazi risalente alla prima metà del II secolo d.C. (età Adrianea).
Di questo si conserva la sola camera sotterranea; venne scoperta dal Fortunati e per questo è arrivata a noi ancora integra; ma l’accesso creato dal Fortunati a provocò anche l’ingresso dell’acqua che aveva cominciato a distruggere i fregi della camera; per questo è stato costruito nell’ottocento l’edificio che ora portegge il sito.
All’interno della camera vennero rinvenuti svariati sarcofagi (otto?); uno di questi riporta la scritta Pancratii, che ha dato il nome al sepolcro; questo sarcofago è ancora nel sito in quanto venne posto lì prima di costruire il sepolcro, ed è troppo grande per poter passare attraverso i varchi della camera, tanto che gli stessi ingegneri vaticani rinunciarono a portarlo via; gli altri sarcofagi si trovano ai Musei Vaticani.
Il pavimento della camera sepolcrale è in mosaico bianco e nero; lo stesso pavimento fu posto in opera con il sarcofago "inamovibile" già presente come si deduce da alcuni difetti nella messa in opera; i reperti più interessanti del sito riguardano gli stupendi stucchi ed affreschi della volta a crociera e della parte superiore delle pareti della camera.
Dall'altezza del sepolcro dei Valerii attualmente (Maggio 2008) una rete con un cancello, che potrebbe probabilmente rimanere anche aperto, impedisce di proseguire la visita, sia pure dall’esterno, al sito archeologico; occorre comunque ricordare che il sito è stato oggetto di atti di vandalismo in anni recenti.
Sepolcro Baccelli
Sepolcro Baccelli.
In primo piano, coperti dalle tettoie, gli scavi delle piscine della Stazione di Sosta .
Sulla destra, su una strada laterale che procedeva dalla via Latina verso l’Appia si scorge in lontananza il sepolcro Baccelli o Sepolcro C; questo è un altro sepolcro a Tempietto in laterizi policromi e se ne conserva la sola facciata; la restante struttura è crollata nel 1959.
Era un sepolcro gestito in modo cooperativo, con una gran quantità di inumati.
Sepolcro Circolare
Sulla sinistra accanto al sepolcro dei Pancrazi si trova il sepolcro Circolare di cui si conserva la sola parte sotterranea.
Seplocro dei Calpurni
Sulla destra del sepolcro dei Pancrazi rimane il sepolcro dei Calpurni; anche di questo è rimasta la sola parte ipogea.
Villa di Demetriade e Basilica di Santo Stefano Protomartire
Dietro al sepolcro dei Pancrazi, allontanandosi dalla via Latina, si trova la villa di Demetriade, scavata dal Fortunati e poi reinterrata; venne parzialmente distrutta dalla costruzione di un campo di calcio nel 1964; era disposta su terrazzamenti successivi del terreno e se ne conservano pochi resti quali le murature di un’ampia cisterna; moltissimi reperti quali pezzi di stucchi e statue sono stati portati ai Musei Vaticani. La villa risale al I - II secolo d.C. con successive ristrutturazioni; intorno alla metà del V secolo la proprietaria del complesso Demetriade, in accordo con il papa Urbano IV, vi costruì la Basilica dedicata a Santo Stefano Protomartire e dedicò quindi la villa a luogo di culto cristiano.
Della Basilica posta al centro della villa si conservano discreti resti: il battistero, l’abside dietro l’altare, la camera al di sotto dell’altare e resti delle colonne a capitelli corinzi delle tre navate; al momento è possibile vedere il sito da via di Demetriade, dall'esterno del parco.