Gli Antichi Acquedotti Romani al Tuscolano ed al Prenestino Labicano
Porta Maggiore
A Porta Maggiore convergono otto degli undici antichi acquedotti romani più il Felice di epoca rinascimentale; questo in quanto il luogo si trova praticamente alla stessa quota dell’Esquilino che è il più alto dei sette colli capitolini ed è unito da una sorta di lingua di terra rialzata ai colli albani e da qui, attraverso la linea pedemontana dei Castelli Romani (i colli albani), alle altre sorgenti dell’alta valle dell’Aniene; questo rappresentava quindi il percorso migliore per far arrivare l’acqua dentro Roma alla massima quota possibile in modo da poter servire la più ampia zona possibile della città.
Panoramica di Porta Maggiore vista dall’esterno delle mura Aureliane (P.zzale Labicano). Sulla sinistra l’acqua dell’acquedotto Claudio (Felice) integrato nelle mura Aureliane arriva alla porta
La Porta Maggiore è costituita da due archi monumentali costruiti per far scavalcare la Prenestina e la Casilina ad acqua Claudia ed Anio Novus; i loro condotti sono chiaramente visibili sulla porta monumentale guardandola lateralmente.
Dopo aver scavalcato le due consolari i due condotti entravano in città terminando a poche centinaia di metri dalla porta nelle vasche che erano dove oggi si trova la Stazione Termini; tali piscine erano ancora presenti quando alla fine dell’ottocento vennero distrutte per realizzare la stazione ferroviaria della nuova Capitale.
La porta completamente in travertino è a due fornici con tre piloni finestrati e inquadrati da edicole sormontate da un timpano con semicolonne corinzie in tecnica bugnata tipica del periodo Claudio; guardandola dall’esterno (quindi da piazzale Labicano) nell’arco sinistro passava la Casilina che procede poi parallelamente all’acqua Claudia (integrato nelle Mura Aureliane) e nell’arco di destra transitava la Prenestina ad un livello del terreno lievemente superiore.
L’attico della porta risulta diviso in tre fasce da marcapiani; la fascia centrale corrisponde allo speco dell’acqua Claudia e quella superiore allo speco dell’Anio Novus; nel terzo secolo la porta fu inserita nel tracciato delle mura Aureliane.
Le scritte latine che si leggono sulle tre fasce, riportate su entrambi i lati della porta, commemorano la costruzione dell’acquedotto sotto Claudio (la scritta più in alto) e due successivi restauri avvenuti in epoche immediatamente successive (al centro Vespasiano nel 71 d.C. e in basso Tito nell’81 d.C.).
Guardando la porta monumentale da piazzale Labicano (la piazza esterna alle mura Aureliane che fa’ parte del quartiere Prenestino Labicano) subito alla destra della porta ed a livello della strada si nota un riferimento all’Anio Vetus, che passa lì sotto; in sotterranea passano anche l’acqua Appia e l’acquedotto Alessandrino; infine sulla estrema destra, ad alcune decine di metri dalla porta, in corrispondenza dell’angolo delle mura si possono osservare le sezioni degli spechi di Acqua Marcia, Tepula e Julia, situati diversi metri più in basso del livello del Claudio-Anio Novus.
percorso degli acquedotti sulla cartina satellitare e dati caratteristici degli acquedotti.
Acquedotti Claudio - Marcio - Felice
Arrivavano dalle diverse sorgenti in sotterranea fino alla zona di Capannelle, dove ora è il parco degli acquedotti, in corrispondenza al VII miglio della via Latina; lì ogni acquedotto aveva la propria piscina limaria coperta che consentiva all’acqua di liberarsi di tutte le impurità trasportate lungo il viaggio nei condotti; quindi acqua Marcia/Tepula/Julia e acqua Claudia/Anio Novus, emergevano gradatamente dal terreno circostante e procedevano affiancate in viadotto sopraelevato a poche decine di metri l’una dall’altra, il Claudio a sinistra ed il Marcio a destra in direzione di Roma.
Da Porta Maggiore a Capannelle sono circa otto chilometri attraverso la città; gli acquedotti a più riprese vengono affiancati e attraversati da quattro diverse linee ferroviarie e dal traffico automobilistico; nel dopoguerra sono sorte casette che li hanno usati come fondamenta; a più riprese vennero danneggiati durante le invasioni barbariche.
Tutto questo è nulla di fronte al danno arrecato nel Rinascimento dalla costruzione dell’acqua Felice in quanto vennero smantellati per riutilizzarne il prezioso materiale.
L’acquedotto Felice emergeva anch’esso a Capannelle, subito prima di giungere all’altezza del casale di Roma Vecchia; il livello dell’acqua Felice è circa due metri più basso del livello del Marcio; il Claudio è almeno 10 metri più alto del Marcio (valutazioni assolutamente "a occhio!"); quindi l’acqua Felice emerge più verso Roma degli altri; il Marcio emerge duecento metri prima e il Claudio un chilometro e mezzo prima dell'acquedotto rinascimentale; nel tratto precedente all’emersione di quest'ultimo si sono salvati il primo lungo tratto del Claudio di circa 1500 metri e circa 250 metri del Marcio; questo, assieme alle dieci arcate sopravvissute all’interno del terreno della Banca d’Italia nei pressi del vicolo di Porta Furba, è l’unico tratto da Capannelle fino al castello terminale dove si possano ancora vedere le arcate dell’acquedotto Marcio intatte.
L’acquedotto Felice era ancora funzionante fino al 2005, quando "qualcosa" ha danneggiato la condotta sotterranea.
Ad oggi (2008) l'Ente Parco non è ancora riuscito, o non ha potuto per mancanza di fondi e mezzi, localizzare esattamente il punto dell'interruzione, potendolo solo posizionare in un tratto di 700 metri ad una profondità di circa 20 metri nei pressi di Tor Vergata.
Il Parco dei sette Acquedotti al Tuscolano
un arco dell’Acquedotto Claudio: l’originale manufatto in blocchi di tufo giallo realizzati a bugnato, come era di moda durante il periodo dell’imperatore Claudio, e marcapiani in peperino e i successivi consolidamenti, sempre di epoca imperiale, in opera cementizia e laterizi
Il Parco si estende per circa 265 ettari tra la Tuscolana e l’Appia Nuova più 45 ettari per la parte al di là di via delle Capannelle dove si trova il sito della villa dei Sette Bassi e fa parte del più vasto Parco Regionale dell’Appia Antica; include gli acquedotti Claudio e Marcio-Felice da Capannelle a via del Quadraro per un tratto quindi di 2500 metri, in sotterranea l'Anio Vetus, che per la verità probabilmente transita sotto via Lemonia, quindi sul bordo del parco, resti di due importanti ville suburbane romane e di numerosi monumenti funerari; all'interno del parco passava anche la via Latina; qui è ancora possibile, rimanendo dentro la città, ammirare un bello scorcio di campagna romana scampata alla speculazione edilizia.
Come arrivare al Parco degli Acquedotti
Si può raggiungere facilmente scendendo alla fermata Giulio Agricola della Metro A e procedendo a piedi per trecento metri lungo viale Giulio Agricola; giunti su via Lemonia esistono numerosi accessi; è possibile accedere al parco anche dal Viale Appio Claudio.
Nell’Agosto 2007 sono state sgomberate le baracche note come "gli orti di guerra"; sin dal dopoguerra alcuni senza tetto si stabilirono qui (come in molte altre zone in prossimità dell’acquedotto) prendendo anche a coltivare degli orti; le baracche rimanevano nascoste nel boschetto tra l’acquedotto Felice e la Marrana dell’Acqua Mariana; negli ultimi anni il luogo era divenuto una vera e propria baraccopoli estesa su parrecchi ettari. Il Comune in attuazione di una delibera approvata 10 anni prima ha infine attuato lo sgombero.
Il parco è molto frequentato dagli abitanti della zona per fare jogging, andare in bici o semplicemente per andarsi a stendere sull’erba.
Particolarmente apprezzabile la scelta della tipologia di targhe usate per descrivere i ruderi: anzichè usare antiestetiche tabelle all'altezza della testa, che normalmente impallano qualunque possibile fotografia, sono stati apposti dei piccoli blocchi di peperino di trenta centimetri di altezza e con il piano superiore inclinato a mo' di leggio su cui è incisa in caratteri rossi una breve descrizione del rudere.
Anche la scelta stessa di apporre questi blocchetti (alcune decine in tutto il parco) è apprezzabile, potendo portare qualche romano in più ad una maggiore consapevolezza dell'importanza di quei "quattro sassi" come testimonianza unica ed irripetibile della nostra storia.
Uno spettacolare tratto in prossimità di via del Quadraro e del campo Barbarico guardando dagli ex orti in direzione di Roma; sullo sfondo è visibile la torre del Fiscale, limite estremo del campo Barbarico; è questo il tratto di maggiore altezza, in cui le arcate raggiungono quasi i trenta metri; probabilmente gli archi del Claudio più ripresi in fotografie e dipinti (dalla prospettiva opposta guardando verso i castelli romani). Si nota anche la ferrovia Roma - Velletri - Cassino che attraversa il parco. Sulla destra l’acquedotto Felice e il fosso dell’acqua Mariana nascosto dalla vegetazione; il margine dello stesso fosso (ora asciutto) è anche in primissimo piano in basso sulla destra.
Papaveri
Jogging Localizza il posto
Training
All'interno del quartiere Tuscolano sono visibili altri siti archeologici riaffiorati tra le moderne palazzine del quartiere:
Alcune tombe alla Cappuccina a fianco alla strada che collegava la villa delle Vignacce alla Casilina.
L'acquedotto Claudio visto dal Piranesi alla metà del XVIII secolo
La Torre Medioevale
Resti di torre medioevale risalente al 1300; è realizzata in tufelli e poggia sulla volta a botte di una cisterna romana in scaglie di selce.
La villa delle Vignacce
La villa suburbana delle Vignacce si trova a poco più di 100 metri dall’acquedotto Felice, che ai tempi in cui era abitata era il Marcio; sono visibili i resti di diversi ambienti della villa.
A pochi metri dall’acquedotto si trova la cisterna che captava l’acqua dall'acquedotto; è una cisterna a pianta rettangolare in buono stato di conservazione consistente di 4 grosse vasche adiacenti sopraelevate; era collegata all’acquedotto tramite un pozzetto che consentiva di eliminare le impurità.
Nel dopoguerra era utilizzata come dimora.
La Tomba dei Cento scalini
La tomba si trova tra l’acquedotto di Claudio e la ferrovia Roma-Cassino, a 50 metri dal primo e 10 metri da quest’ultima, e prende il nome dagli scalini che occorre scendere per raggiungere la camera mortuaria sotterranea (anche se non sono realmente cento); la camera principale realizzata con volta a crociera e pareti in opera listata è datata intorno al III sec. d.C. e all’interno si trovano alcuni sarcofagi in marmo non levigato; dalla camera dipartono alcuni cunicoli riferibili al IV secolo; nella piccola catacomba sono presenti sepolture di varie tipologie cristiane e pagane.
Ingresso alla tomba dei cento scalini.
Esternamente oggi la tomba appare come una gettata di calcestruzzo e schegge di tufo di circa 4 X 6 metri
appena rialzata dal piano di campagna e chiusa da una vecchia botola di ferro ornata dal simbolo papale del Chi Rho.
Il Casale di Roma Vecchia
Si tratta di un bel casale medioevale risalente al XIII secolo.
Di fronte al Casale si trova il bacino di un piccolissimo laghetto rimasato asciutto per alcuni anni in conseguenza dell’interruzione dell’acquedotto Felice e ripristinato nel 2011.
L'acqua Felice ancora funziona fino al Parco degli Acquedotti; qui si riversa in un piccolo laghetto.
Sulla destra i pini segnano il percorso del viale (pedonale) Appio Claudio; al centro della foto panoramica si scorge dietro la vegetazione il casale di Roma Vecchia
Gli ultimi archi dell'acquedotto Marcio nel Parco degli Acquedotti.
Sulla sinistra L'acquedotto Felice che per alcune centinaia di metri ha affiancato il Marcio durante l'emersione dal sottosuolo prosegue il suo cammino verso Porta Maggiore.
Il manufatto di età repubblicana venne interamente realizzato in tufo e peperino.
Sopra è rimasta una parte dell'acqua Tepula in opera laterizia.
La piccola targa di marmo che si vede infissa nell'acqua felice sulla sinistra delle scalette indica 61 metri sul livello del mare.
il dislivello tra questa targa e lo speco dell'acqua Marcia e di 150 centimetri.
L'intero tratto ancora esistente dell'Acquedotto Marcio all'interno del Parco; la prospettiva è molto schiacciata ma sono 240 metri fino alle scalette che si vedono in fondo; come si vede circa la metà di ciò che resta è chiuso da una rete ed infestato dalla vegetazione
Lo speco dell'acquedotto Marcio; a riguardo voglio precisare che il parco è veramente ben curato almeno in rapporto alla sua notevole estensione e risulta piacevole frequentarlo; lo stato di manutenzione dei ruderi del Marcio sono però un aspetto negativo che ho potuto osservare; non è bello che quanto resta di tre dei sette acquedotti che danno il nome al parco sia conservato pieno di scritte, erbacce e spazzatura; a parte il fatto che le radici delle piante deteriorano gravemente la stabilità della struttura accelerandone il completo disfacimento, non è un bello spettacolo da vedere e si tratta di un'operazione di manutenzione che richiederebbe poco tempo; senza contare che se si vuole che i ragazzi che frequentano il parco rispettino il monumento (solo questo infatti è massacrato dalle scritte tipo "cucciolo ti amo!" chissà perché poi .. forse perché si chiama Marcio?) occorre che per prima l'Istituzione preposta alla sua conservazione lo mantenga nello stato che gli spetta.
Nella prima foto del Marcio ho rimosso le scritte col fotoritocco ^_^
Nella foto è interessante osservare lo strato di cocciopesto che impermeabilizzava il condotto (questo è l'unico punto in tutto il parco dove poterlo osservare così da vicino) e le scanalature praticate nei massi di tufo rosso in opera quadrata che, ognuna giustapposta a quella del masso contiguo, creavano uno spazio cilindrico dove veniva inserita della malta che solidificando contrastava lo slittamento dei massi.
La stazione idrica dell'acquedotto Felice.
In primo piano una delle piramidi che segnalano l'acquedotto appena sotto alla superficie del terreno poche decine di metri prima della emersione ed una botola utilizzata per l'ispezione del condotto.
Stazione Ferroviaria
All’interno del parco si trova anche la casa cantoniera del Sellaretto, relativa all’antica linea ferroviaria Roma-Ceprano voluta da Papa Pio IX (1862).
La Villa dei Sette Bassi
Attraversando via delle Capannelle si giunge all'area più meridionale del parco al V miglio della via Latina, dove sorge la Villa dei Sette Bassi, la più grande delle ville suburbane romane della zona, in tutta Roma seconda per estensione solo alla villa dei Quintili sull'Appia; venne realizzata durante il periodo di Antonino Pio intorno alla metà del II secolo d.C..
Le ville suburbane erano caratterizzate dall'essere ville residenziali e contemporaneamente delle vere e proprie aziende agricole.
Il tempietto della Villa localizza il posto
Villa dei Sette Bassi
Panoramica del corpo centrale dei ruderi della villa dei Sette Bassi; sulla destra la casa colonica che sorge nell'area
L'ingresso all'area si trova sulla Tuscolana in prossimità della fermata Anagnina della metropolitana (il capolinea della metro A); all'altezza dell'inizio del cavalcavia stradale si trova un cancello da cui parte un vialetto che conduce alla casa colonica abitata che si trova all'interno del parco; sulla sinistra del vialetto doveva essere l'azienda agricola (pars rustica); sulla destra nella zona a nord si scorge il nucleo principale dei ruderi della villa, che sono in buona parte ricoperti di terra a formare una collinetta di diversi metri di altezza per una lunghezza di 200 metri e una larghezza di 50 metri da cui emergono numerose mura; si scorgono ampi ambienti su più piani con murature in opera listatae diverse stanze con volta a cupola; più a nord, leggermente isolato, un tempietto in opera laterizia.
Nella parte meridionale dell'area, verso la via Latina e le piscine limarie degli acquedotti si vedono altri resti della villa tra cui anche un basso acquedotto su arcatelle ancora in piedi per trecento metri, anche visibile da via delle Capannelle, che portava l'acqua alla villa prelevandola dall'Anio Novus o dal Claudio.
Parco di Tor Fiscale
Il Parco di Tor Fiscale è la parte del Parco degli Acquedotti (e quindi parte del parco dell’Appia Antica) che va' da via del Quadraro a porta Furba (esclusa); comprende il Campo Barbarico e la torre del Fiscale, l’acquedotto Felice, un breve tratto ben restaurato delle opere di rinforzo del Claudio eseguite in età Adrianea, tre antiche cascine (una è un rudere, una ristrutturata e una in ristrutturazione), una fungaia le cui caverne si estendono per parecchi chilometri, un colombario che si affaccia su via del Campo Barbarico, strada che ricalca l'antica via Latina, all'angolo con via Monte d'Onorio ed altri siti archeologici nei campi vicino alla ferrovia, ora ricoperti.
Giardino Pubblico nel Parco di Tor Fiscale.
Si notano chiaramente le impronte lasciate dai grossi blocchi di tufo asportati in epoca rinascimentale per costruire l’acqua Felice; in effetti più che il Claudio ciò che possiamo ammirare in questo tratto è l’imponente opera di consolidamento del manufatto eseguita sotto l’Imperatore Adriano.
Gli speroni di marmo che si notano appena sotto gli archi avevano la funzione di base di appoggio per le centine utilizzate nella realizzazione delle arcate di rinforzo in laterizi.
Lo stesso giardino dell’immagine precedente. In lontananza, a circa trecento metri, si scorge la medioevale Tor Fiscale.
Guardando i primi archi sulla sinistra, le arcate in opera laterizia doppie corrispondevano al rinforzo degli originali archi dell’acquedotto, le arcate singole erano in realtà riempite dai blocchi di tufo che costituivano i pilastri dell’originale acquedotto, asportati poi nel Rinascimento.
Tor Fiscale
Localizza il postolato Est Localizza il posto
lato Sud-Est Localizza il posto
lato Ovest La torre alta circa trenta metri risale al XIII secolo ed è costruita in blocchetti di tufo; si conservano ancora alcuni stipiti marmorei delle finestre; era circondata da un antemurale in tufo e mattoni oggi completamente scomparso.
La torre poggia sopra i due acquedotti Claudio e Marcio, che si incrociavano apparentemente ad angolo retto. Sul lato Nord della torre si conserva nel muro della torre mezzo arco del Claudio costruito a scavalcare il presesistente Marcio; sul lato Ovest sono visibili gli spechi di acqua Claudia ed Anio Novus; come già detto la Marcia non esiste più e venne in epoca moderna sostituita dalla muratura del Felice.
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Il campo barbarico
Appena superato il fosso di via del Quadraro procedendo in direzione di Roma i due acquedotti incrociavano il loro percorso due volte realizzando una sorta di quadrilatero; la torre del Fiscale individua il secondo incrocio e l’area deve il nome al fatto che venne utilizzata come accampamento nel 537 d.C. dai Goti che, dopo aver tagliato gli acquedotti, assediavano Roma.
Oggi nella località si trovano alcuni campi di calcio e delle proprietà private.
Proseguendo per il sentiero verso la ferrovia si giunge a due siti antichi attualmente ricoperti.
Arco di Travertino e Porta Furba
Porta Furba
È la porta monumentale in peperino costruita per consentire all’acquedotto Felice di scavalcare la Tuscolana; corrisponde all’attraversamento della Tuscolana in direzione del centro.
Porta Furba - acquedotto Felice - sulla destra si scorge il retro di uno dei ristoranti che si sono insediati tra gli acquedotti
Arco di Travertino
L’arco di travertino doveva essere quello posto in opera dai romani per far superare la via Latina all’acqua Claudia nei pressi quindi del Campo Barbarico a ridosso di Tor Fiscale e di cui comunque non rimane più alcuna traccia; doveva essere un arco simile ai due della monumentale porta Maggiore.
In questa zona si trovano diversi importanti resti del Claudio; occorre fare molta attenzione alle macchine essendo il traffico sulla Tuscolana molto intenso; attraversarla per arrivare su via del Mandrione è piuttosto complicato in quanto non esistono strisce pedonali ed occorre aspettare che si interrompa per un momento il flusso di macchine per effetto del semaforo sulla Tuscolana distante un chilometro; per attraversare conviene portarsi a ridosso della porta, in modo da vedere le macchine che sopraggiungono.
La Tuscolana in questo tratto si separa secondo i due sensi di marcia e l’acquedotto la scavalca in due diversi punti a duecento metri di distanza tra loro; il percorso sulla destra della Casilina, in direzione fuori Roma, è il tratto di strada nuovo mentre l’antica consolare seguiva il percorso della Tuscolana ad entrare dentro la città; in tutto questo tratto l’acquedotto imperiale e l’acquedotto papale corrono a quindici metri l’uno dall’altro separati dalla stradina di servizio, che prosegue oltre porta Furba in via del Mandrione; questa piccola area tra gli acquedotti è attualmente utilizzata come cortile interno privato da un paio di ristoranti che si sono insediati a ridosso degli acquedotti; altri sono sull'esterno, dal lato dell'acqua Felice, ma senza il privilegio del pittoresco cortile tra gli acquedotti; dall’altro lato la Tuscolana in direzione fuori Roma scorre parallela al Claudio; tra questo e la strada si trova un giardino pubblico, non particolarmente curato, ma che consente comunque di accedere al monumento in questo tratto; tutte le arcate tranne una dell’acquedotto antico furono murate già in epoca imperiale onde consolidarlo e quello che rimane in questo tratto è per lo più l'incredibile opera di consolidamento in laterizio e rimangono pochi tratti con i blocchi di tufo dell'originale struttura; nel medioevo da questo lato dell’acquedotto transitava anche il fosso dell’acqua Mariana, e credo che sia relativo a questo fosso il tombino che si vede all'interno del giardino.
Via del Mandrione
Partendo da Porta Furba si può seguire il corso degli acquedotti imboccando via del Mandrione che in questo tratto coincide col tracciato dell’antica stradina di servizio che correva tra i due acquedotti.
Immediatamente dopo Porta Furba il manufatto rinascimentale abbandona per la prima volta le fondamenta del Marcio, in quanto probabilmente erano inutilizzabili e attraversando via del Mandrione si va’ ad appoggiare alla struttura del Claudio.
Porta Furba
Mostra dell’acqua Felice realizzata in occasione del restauro avvenuto nel 1733
L’acqua Felice attraversa via del Mandrione (sulla destra nella foto) per la prima volta e quindi abbandona le fondamenta del Marcio per andarsi ad appoggiare al Claudio (nella foto molto più alto sulla sinistra) Il mascherone della fontana
Percorrendo via del Mandrione nel primo tratto si vedono quindi sulla sinistra il Claudio intatto con blocchi di tufo e opera laterizia di rinforzo e a mezza altezza di questo il Felice che ne sfrutta la struttura per appoggiarvisi; sulla destra non rimane nulla in quanto il Marcio è completamente scomparso.
Dopo 300 metri torna sulle fondamenta del Marcio lasciando sull’altro lato il Claudio intatto.
In questa breve interessante tratta di 200 metri abbiamo quindi l’acquedotto rinascimentale sulla destra e quello della Roma Imperiale sulla sinistra della strada il ché ricrea una situazione simile a quella presente nell’antica Roma con i due originali acquedotti.
Infine l’acqua Felice riattraversa la strada di servizio per l’ultima volta abbandonando definitivamente il tracciato del Marcio per andare ad appoggiarsi al Claudio, utilizzando il suo percorso per tutta il resto di via del Mandrione e poi lungo via Casilina Vecchia, fino a Porta Maggiore.
Il Claudio sovrastante al Felice rimane visibile sino a quando entrano nel terreno della Banca d’Italia; all’interno del terreno della Banca d’Italia, in prossimità del vicolo di porta Furba, si trovano il Claudio/Felice e una decina delle arcate del Marcio piuttosto ben conservate (le uniche arcate del Marcio sopravvissute dentro Roma assieme al tratto iniziale a Capannelle) e sempre qui sarebbe stata riportata alla luce una porzione della stretta stradina romana di servizio costruita per la manutenzione e risalente all’età Repubblicana di Roma.
Via Casilina Vecchia
Proseguendo per via del Mandrione l’acquedotto rimane distante per un lungo tratto.
Infine il tratto finale di via del Mandrione piega verso la Casilina e possiamo seguire il Felice sulla via Casilina Vecchia; dovendo attraversare tre linee ferroviarie la stradina prosegue in modo tortuoso intersecandosi anche con l'acquedotto antico romano - rinascimentale diverse volte; si arriva infine al Ponte Casilino dove ci si reimmerge nell’intenso traffico cittadino; da qui la strada prosegue dritta per gli ultimi 800 metri fino a Porta Maggiore a fianco dell’antico tracciato della Casilina.
In questo ultimo tratto ciò che resta visibile fino alle mura Aureliane è l’acqua Felice che ricalca il percorso dell’acqua Claudia e dei due antichi acquedotti non rimane quasi più nulla; dalle mura Aureliane e fino a Porta Maggiore è possibile riconoscere in alcuni tratti il Claudio sotto i numerosi strati di laterizi posti in opera come rinforzo in epoche successive.
La ferrovia, il ponte sulla ferrovia della Casilina Nuova e l’acqua Felice visti dal ponte pedonale di via del Pigneto; la Casilina Vecchia corre appena dietro le arcate dell'acquedotto, a ridosso di questo