Mura e porte di Roma Antica e Rinascimentale

Nella mappa le mura e le porte di Roma Antica e Rinascimentale.

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gate marker Porte delle mura aureliane
gate marker Porte delle mura serviane
gate marker Porte delle mura leonine
gate marker Porte delle mura papaline rinascimentali

Le mura Aureliane sono ancora esistenti per i due terzi; quelle rinascimentali dei Papi sono quasi completamente integre; nella mappa in nero sono segnati i tratti distrutti più evidenti; le mura Serviane sono invece quasi scomparse ed in rosso sono segnati i pochi resti sopravvissuti visibili negli spazi pubblici (perlomeno quelli che mi sono noti) e alcuni di quelli rinvenuti negli scantinati delle case costruite dal Rinascimento al XX secolo; le fondamenta del muro esistono ancora per lunghi tratti, sepolte sotto la città moderna.

Le mura di Roma

La prima difesa muraria di Roma è attribuita da Livio ed altri autori alla cinta intorno al colle Palatino risalente alla fondazione di Romolo (murus Romuli); oltre questa prima fortificazione Roma antica ebbe due principali strutture murarie di difesa, una relativa al periodo repubblicano ed una al periodo tardo imperiale.
In tarda epoca repubblicana e nella prima epoca imperiale l'urbe si espanse grandemente al di fuori della prima cinta muraria (Dionisio, Antichità IV.13.3-5) e fino alla fine del III secolo d.C. non ebbe necessità di altre mura difensive.
Nel IX secolo Papa Leone IV realizzò le prime mura del Vaticano, che da lui presero il nome di mura Leonine, a comprendere il primo nucleo Vaticano, il castello dell'Angelo e alcuni borghi che erano sorti a fianco della Basilica estendendosi fino al Castello (Borgo Nuovo, Borgo Vecchio, Borgo Santo Spirito); in epoca Rinascimentale le mura Vaticane furono ampliate a comprendere l'attuale Stato Vaticano ed altri Borghi (Borgo Angelico, Borgo Vittorio, Borgo Pio, Borgo Sant'Angelo); successivamente i Papi unirono questa cinta muraria alle mura Aureliane che continuarono così ad essere in uso fino al 1870.

Murus Romuli

All'atto della fondazione il solo Palatino era difeso (Livio, Ab Urbe Condita I.7) secondo un perimetro quadrilatero; queste prime mura sono dette mura Quadrate o mura di Romolo.
Il perimetro fu ampliato per volere di Tito Tazio, re Sabino che regnò per un breve periodo assieme a Romolo, aggiungendo il Campidoglio e il Foro (Tacito, Annales, XII, 24).
Secondo Dionisio il secondo re Numa Pompilio (715-673 a.C.) aggiunse il Quirinale (Dionisio, Antichità Romane II.62.5); Livio invece attribuisce al sesto re Servio tale aggiunta, assieme ad un ampliamento dell'Esquilino (Livio, Ab Urbe Condita I.44).
Il quarto re di Roma Anco Marcio (642-617 a.C.) incluse nella cinta difensiva il Celio e l'Aventino (Strabone, Geografia V.3.7.4).

Mura Serviane

La prima fortificazione comprendente tutti e sette i colli risale alla metà del VI secolo a.C., sotto Servio Tullio sesto re di Roma (578-534 a.C.); Servio incluse il Viminale, l'Esquilino (e il Quirinale secondo Livio) (Strabone, Geografia V.3.7.5; Dionisio, Antichità IV.13.2; Livio, Ab Urbe Condita I.44).
Non esistono molti riferimenti relativi a questa prima cinta muraria, che era realizzata parte con semplici massi di cappellaccio (il tufo di Roma estremamente friabile) e sfruttando le difese naturali offerte dai colli, dalle rupi scoscese e dal Tevere (Dionisio, Antichità IX.68.2) e parte, nel tratto più esposto tra porta Esquilina e porta Collina, con una struttura difensiva consistente in un ampio fossato artificiale largo oltre trenta metri e profondo dieci metri addossato ad un terrapieno (agger) rinforzato da steccati e massi di cappellaccio; (Dionisio, Antichità IX.68.3-4; Strabone, Geografia V.3.7.6; Livio, Ab Urbe Condita I.44).

Dopo il sacco di Roma del 390 a.C. ad opera dei Galli la cinta difensiva fu ricostruita (Livio, Ab Urbe Condita VI.32.1) seguendo in parte l'originale tracciato ed in parte ampliandone il perimetro, utilizzando il Tufo giallo di Grotta Oscura proveniente da Veio conquistata nel 396 a.C.; di queste mura del IV secolo, dette anch'esse Serviane, sono oggi conservati alcuni brevi tratti.

Queste mura ebbero una funzione dissuasiva nei confronti di Annibale, il quale durante la seconda guerra punica (218 - 202 a.C.) si accampò, nel 211, nei pressi dell'Aniene a tre miglia da Roma, ma rinunciò ad attaccare direttamente la città (Livio, Ab Urbe Condita XXVI.10).

Mura Serviane sull'Aventino

le mura Serviane del IV secolo a via di Sant'Anselmo all'Aventino

Tecnica realizzativa delle mura Serviane

La cinta muraria fu realizzata in opera quadrata di tufo di grotta oscura, riconoscibile per il suo colore giallastro, lavorato in blocchi parallelepipedi con 2 lati corti di circa 40-50 centimetri ed un lato lungo di lunghezza variabile (60-120 cm) posti in opera secondo una trama alternata di taglio e di testa in modo da aumentare la solidità della struttura.
Nella foto della sezione del muro si nota che procedendo in altezza gli strati di blocchi di tufo disposti di taglio sono sistemati una volta con una singola fila di massi centrati sulla linea mediana del muro ed una volta con una coppia di file disposte simmetricamente rispetto alla stessa mediana; questo mi fa pensare che ad ogni strato successivo posto di taglio venisse in effetti sottratta una fila di massi di modo che il muro andasse diminuendo il suo spessore procedendo verso l'alto; immagino anche che il lato esterno delle mura venisse scalpellato in modo da renderlo perfettamente liscio e difficilmente scalabile mentre il lato interno doveva rimanere a gradoni (alti 80-100 cm e larghi 20-25 cm) in modo da consentire ai difensori di raggiungere facilmente la sommità delle mura in qualsiasi punto.

Le porte delle mura Serviane

Della cinta Serviana si conservano due sole porte: porta Esquilina e porta Celimontana.

porta Esquilina
La Porta Esquilina o Arco di gallienoAlta Risoluzione

La porta Esquilina anche conosciuta come arco di Gallieno vista dal lato interno alle mura (fine I secolo a.C.).
A fianco la chiesa di San Vito vista dal lato dell'ingresso originario (fine XV secolo).

L'arco costruito in opera quadrata di travertino ed alto complessivamente circa 10 metri è uno degli archi monumentali che Ottaviano Augusto fece realizzare sotto il suo principato verso la fine del I secolo a.C.; in particolare questo andò a sostituire l'antica porta delle mura serviane che lì si trovava, quando detta cinta muraria e la relativa porta erano ormai in disuso in quanto Roma si era espansa grandemente al di fuori di queste.
La porta era situata dove i due colli Cispio e Oppio (due dei tre rilievi che componevano il colle Esquilino) si univano creando una lieve gola; appena fuori della porta era il campo Esquilino utilizzato negli ultimi secoli della Repubblica come cimitero pubblico e qui sorsero ai tempi di Ottaviano Cesare Augusto i giardini di Mecenate.
Nel 262 d.C. l'arco venne dedicato da Marco Aurelio Vittore, un cittadino di Roma, all'imperatore Gallieno ed alla sua consorte, sostituendo l'iscrizione scalpellata sull'attico della porta; l'scrizione del III secolo d.C. recita:

Gallieno Clementissimo Principi Cuius Invicta Virtus Sola Pietate Superata Est Et Saloninae Sanctissimae Aug(ustae)
Aurelius Victor V(ir) E(gregius) Dicatissimus Numini Maiestatique Eorum


Ovvero:

“A Gallieno, Principe Clementissimo la cui invitta virtù è superata sola dalla pietà ed alla sacra ed inviolabile Salonina Augusta.
Aurelio Vittore, Uomo Egregio, devotissimo della Loro Divina Volontà e Maestà (ha eretto).”


La dedica venne realizzata su questo arco probabilmente in quanto esso veniva attraversato dall'imperatore Publio Licinio Gallieno quando si recava nei suoi sontuosi giardini (gli orti Liciniani) che aveva realizzato sull'Esquilino e di cui faceva parte il tempio di Minerva Medica.
Nonostante quanto fatto incidere dal servile adulatore Aurelio Vittore, che fu prefetto di Roma, Gallieno fu in realtà un tiranno crudele e tutt'altro che clemente, virtuoso e pietoso e venne ucciso dai suoi stessi soldati.

A fianco è la chiesa di San Vito; la prima diaconia vi si stabilì intorno all'VIII secolo ma la struttura attuale risale ad una ricostruzione di Sisto IV del 1477, a cui succedettero restauri nei secoli successivi e a inizio XX secolo l'apertura di un nuovo ingresso, per orientarla secondo quello che era divenuto l'asse viario principale nella costruzione del nuovo quartiere Esquilino; negli anni 70 del XX secolo venne parzialmente ripristinato l'antico assetto della chiesa.

porta Celimontana
Panoramica di via della Navicella; da destra verso sinistra la porta Celimontana, San Tommaso in Formis, Santa Maria in DomnicaAlta Risoluzione

Arco di Dolabella e Silano e via della Navicella
Sulla destra le strutture romane della porta Celimontana anche conosciuta come arco di Dolabella e Silano che risulta interrata per alcuni metri; sopra la porta in travertino si vedono alcuni archi e pilastri di sostegno dell'acquedotto di Nerone; al centro della foto le strutture medioevali della chiesa di San Tommaso in Formis e a fianco l'ingresso del convento dei frati dell'ordine dei Trinitari della Redenzione con il portale del XIII secolo e l'edicola a mosaico dello stesso periodo; il santo fondatore dell'ordine, Giovanni de Matha, dimorò nella celletta che si trova sopra l'arco di Dolabella; in fondo a sinistra la Roma rinascimentale con la chiesa di Santa Maria in Domnica la cui attuale costruzione venne realizzata all'inizio del XVI secolo per ordine di Giovanni de' Medici futuro papa Leone X su disegni di Andrea Sansovino e sulla preesistente chiesa del IX secolo.

porta Capena

La porta Capena è nota fra le porte delle mura repubblicane, sia perché da qui partiva la più famosa delle consolari, la via Appia, sia per gli scritti di Giovenale e Marziale che evidenziarono il fatto che la porta gocciava, in quanto sopra vi passava un acquedotto, probabilmente una derivazione dell'acqua Marcia.

Giovenale, Satire 3.10-11
Caricati tutti gli averi della casa
su un sol carro,
l'amico sosta sotto gli antichi archi
della gocciolante porta Capena.


Marziale, Epigrammi 3.47.1
Dove grosse gocce piovono dalla Porta Capena [...]

Mura Aureliane

Una buona parte di queste mura è ancora esistente ed in buono stato di conservazione.

Le prime mura di Aureliano

271-279 d.C. - Successivamente alla terza invasione degli Alemanni respinta da Aureliano nel 270-271 d.C., il Senato Romano prese la decisione di costruire la nuova cinta muraria delle mura Aureliane, terminata nel 279 d.C..
Le mura Aureliane furono realizzate in opera laterizia con uno spessore di 4 metri ed un'altezza di circa 7-8 metri, dotate lungo tutto il perimetro di un camminamento scoperto protetto da merlature.
Ogni 30 metri erano le torri quadrate, sporgenti rispetto alle mura del recinto e di poco più alte, dotate di una camera con feritoie e di un terrazzamento merlato.
In corrispondenza delle vie di comunicazione erano le porte di ingresso, dimensionate secondo l'importanza della strada.

I restauri Di Massenzio

306-312 d.C. - Sotto Massenzio vennero eseguiti consolidamenti e restauri.
Caratteristico di questo periodo è l'utilizzo di Opus Vittatum caratterizzato da fasce orizzontali di grossi blocchetti di tufo o peperino (tufelli) alternate a fasce di mattoni.

Le mura Onoriane

401-402 d.C. - Sotto Onorio agli inizi del V secolo in seguito ad altre invasioni barbariche le mura furono quasi raddoppiate in altezza, il primo camminamento coperto con una volta e realizzate delle nicchie dotate di feritoie nel muro; sopra la copertura del primo camminamento fu realizzato un secondo camminamento di ronda scoperto e merlato.
Le torri vennero innalzate con una seconda camera coperta da un tetto spiovente e comunicante con la prima camera inferiore.
Le porte della città furono anch'esse massicciamente rinforzate con la costruzione generalmente di una coppia di torri cilindriche o semicilindriche e di una camera di manovra sopra la porta; alcune importanti porte furono dotate di una seconda porta, andando così a definire un cortiletto interno; le porte divenivano così una sorta di castelletto difensivo, difendibile anche da attacchi provenienti dall'interno delle mura; oggi si conserva il castello difensivo della porta Ostiense (porta San Paolo).

I successivi restauri

VI secolo d.C. - Vennero eseguiti uleriori restauri sotto Teodorico e Belisario.
Nel medioevo caddero in disuso.

XV- XIX secolo - A partire dal XV secolo furono i pontefici che si occuparono del mantenimento e del restauro delle mura lasciandone spesso memoria negli stemmi ed iscrizioni apposte direttamente sulle mura o sulle porte.
XX secolo - Naturalmente sono stati eseguiti ulteriori lavori sulle mura dal 1870 ad oggi, aperture di nuovi fornici, risarcimenti di parti di mura andate distrutte, restauri, distruzioni.


Mura Aureliane - torre di villa medici su via del muro Torto

Una torre delle mura Aureliane sul Muro Torto in corrispondenza dei giardini della cinquecentesca villa Medici.

Mura Aureliane - il bastione del Sangallo

Sulla sinistra le Mura Aureliane con le torri quadrate (mozzate) disposte ogni 30 metri ed al centro, con le mura inclinate, una parte del rifacimento Rinascimentale detto Bastione del Sangallo o anche Bastione Ardeatino restaurato tra il 2002 ed il 2006; si trova tra Porta San Paolo e porta Ardeatina e si estende per alcune centinaia di metri con altre tre pareti analoghe a quella visibile in foto; per realizzare questa struttura difensiva vennero demolite otto delle originali torri quadrate di difesa e venne cancellata la presenza dell'Ardeatina e probabilmente della porta nelle mura; l'Ardeatina oggi parte dall'Appia alcune centinaia di metri fuori delle mura.
Il bastione è una fortificazione rinascimentale delle mura, realizzata a partire dal 1537 da Antonio da Sangallo il Giovane per volere del Papa Paolo III; realizzò un simile bastione anche a difesa delle mura Vaticane, a Porta Cavalleggeri.
Il Sangallo introdusse con questi bastioni una nuova tipologia difensiva in cui i varchi nelle mura da cui venivano utilizzati i cannoni erano disposti a guardare il fianco delle mura stesse ed erano dotati di piani in travertino inclinati onde poter puntare anche a breve distanza dalle mura; venne eliminata la merlatura non più efficace contro le cannonate e realizzate invece delle casematte per gli uomini e le munizioni; le mura erano inclinate onde favorire lo scivolamento delle palle di cannone.

In effetti la fortificazione realizzata per difendere Roma dai Turchi non fu mai completata in quanto troppo costosa né, per la parte esistente, mai impiegata.

stemma papale monumentale di Paolo III - bastione del Sangallo

Il monumentale stemma papale di Paolo III apposto sul bastione del Sangallo

Alcune porte delle mura Aureliane

La Porta Appia vista dall'esterno delle muraAlta Risoluzione

Porta Appia, successivamente chiamata porta di San Sebastiano.

La porta Latina

Porta Latina sulla via Latina vista dal lato esterno alle mura

Vista della porta Latina dal lato interno e della cappella di San Giovanni in Oleo

Porta Latina dall'interno delle mura.
Sulla destra la cappella di San Giovanni in Oleo.
Secondo la tradizione San Giovanni in Oleo è il luogo ove nel 92 Domiziano tentò il martirio di San Giovanni il Battista, immergendolo in una tinozza di olio bollente; l'apostolo sopravvisse all'immersione senza riportare alcuna ustione abbastanza a lungo perché la folla che si era radunata spingesse l'mperatore a graziarlo; San Giovanni venne quindi esiliato nella piccola isola di Patmos.
La cappella rinascimentale risale al XVI secolo ed è attribuita al Bramante e ad Antonio da Sangallo il giovane; venne successivamente restaurata dal Borromini che ne modificò la cupola introducendo i fregi di rose e palme in terracotta ed installando sulla cupola la sfera di fiori con la croce.

La porta Asinaria

La porta Asinaria a San Giovanni in Laterano
Nella originale realizzazione Aureliana in opera laterizia era una semplice porta senza grande importanza realizzata tra due delle torri quadrate delle mura;
L'attuale aspetto risale all'epoca di Onorio (inizio V secolo d.C.); venne dotata di due torri semicircolari con due linee di finestre ed una linea di feritoie ed un'ampia camera di manovra con finestre sopra l'arco; deve la sua imponenza probabilmente alla vicinanza del palazzo Lateranense, residenza del papa a partire dal IV secolo.
Venne chiusa nel 1408 e poi parzialmente riaperta almeno sino alla costruzione della porta San Giovanni nel 1574 quando cadde definitivamente in disuso a causa del suo interramento dovuto alla progressiva sopraelevazione del livello del suolo nel corso dei secoli.
Si trova all'interno di un giardino chiuso dedicato all'area archeologica.

Porta TiburtinaAlta Risoluzione

Porta Tiburtina (dal lato esterno delle mura); dall'epoca rinascimentale era anche chiamata porta San Lorenzo.
Sulla porta sono riportate tre diverse iscrizioni relative, dall'alto verso il basso, ai restauri degli acquedotti sotto Augusto (5-4 a.C.), Caracalla (212-213 d.C.) e Tito (79 d.C.):

[Cil VI, 1244]
IMP(erator) CAESAR DIVI IULI F(ilius) AUGUSTUS, PONTIFEX MAXIMUS, CO(n)S(ul) XII, TRIBUNIC(ia) POTESTAT(e) XIX, IMP(erator) XIIII, RIVOS AQUARUM OMNIUM REFECIT

L'imperatore Cesare Augusto, figlio del divino Giulio, pontefice massimo, console per la dodicesima volta, (detentore della) potestà tribunizia per la diciannovesima volta, (acclamato) imperatore per la quattordicesima volta, rifece le condutture di tutte le acque


[Cil VI, 1245]
IMP(erator) CAES(ar) M(arcus) AURELLIUS ANTONINUS PIUS FELIX AUG(ustus), PARTH(icus) MAXIMUS(us), BRIT(annicus) MAXIMUS, PONTIFEX MAXIMUS, AQUAM MARCIAM VARIIS KASIBUS IMPEDITAM, PURGATO FONTE, EXCISIS ET PERFORATIS MONTIBUS, RESTITUTA FORMA, ADQUISITO ETIAM FONTE NOVO ANTONINIANO, IN SACRAM URBEM SUAM PEDUCENDAM CURAVIT

L'imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Pio Felice Augusto, Partico Massimo, Britannico Massimo, pontefice massimo, condusse nella sua sacra città l'acqua Marcia, ostacolata da vari accidenti, (dopo aver) ripulito la fonte, tagliato e perforato montagne, restaurato lo speco ed anche acquisito la nuova fonte Antoniniana


[Cil VI, 1246]
IMP(erator) TITUS CAESAR DIVI F(ilius) VESPASIANUS AUGUSTUS, PONTIF(ex) MAX(imus), TRIBUNICIAE POTESTAT(is) IX, IMP(erator) XV, CENS(or), CO(n)S(ul) VII, DESIG(natus) IIX, P(ater) P(atriae), RIVOM AQUAE MARCIAE VETUSTATE DILAPSUM REFECIT ET AQUAM, QUAE IN USU ESSE DESIERAT, REDUXIT

L'imperatore Tito Cesare Augusto, figlio del divino Vespasiano, pontefice massimo, (detentore della) potestà tribunizia per la nona volta, (acclamato) imperatore per la quindicesima volta, censore, console per la settima volta (e) designato (console) per l'ottava, padre della Patria, restaurò il condotto dell'acqua Marcia distrutto dal tempo e ricondusse l'acqua che aveva cessato di essere disponibile

La porta Ostiense - Porta San Paolo

La porta Ostiense poi ribattezzata porta San Paolo

La Porta Ostiense vista dall'interno delle muraAlta Risoluzione

La porta Ostiense vista dall'interno delle mura Aureliano-Onoriane.
La struttura difensiva della porta realizzava un castelletto difensivo con due porte verso la città ed una verso fuori, cosa che la rende una porta trigemina.

la posterula Ardeatina

Posterula Ardeatina
Accanto ai fornici aperti in epoca moderna nelle mura Aureliane per la viabilità sulla Ostiense si trova in una sporgenza delle stesse mura una piccola porta denominata posterula Ardeatina.
La porta, piuttosto dimessa, è situata circa 3 o 4 metri più in alto dell'attuale piano stradale.

Alcune porte Rinascimentali delle mura Aureliane

Porta San Giovanni e sulla sinistra porta AsinariaAlta Risoluzione

La Rinascimentale porta San Giovanni e sulla sinistra la porta Asinaria.
Porta San giovanni venne realizzata ad ornamento della città da Giacomo del Duca sotto Papa Gregorio XIII nel 1574 e si apriva sulla via allora chiamata Campana probabilmente in quanto portava nella campagna; la via Campana di Roma antica partiva invece da una diramazione dell'Ostiense.
La scritta incisa sull'attico della porta è la seguente:
Gregorius. XIII. Pont. Max
publicae utilitati et
urbis ornamento viam
campanam constravit
portam extruxit
Anno MDLXXIIII
Pont. III

Porta PiaAlta Risoluzione

Porta Pia dall'interno delle mura.
Venne realizzata tra il 1561 ed il 1565 su disegno di Michelangelo sotto Papa Pio IV ed andò a sostituire la Porta Nomentana che si trova a meno di cento metri e che venne chiusa in conseguenza dei riassetti urbanistici rinascimentali che spostarono l'asse viario dell'antica via.
Fu l'ultimo lavoro eseguito da Michelangelo che morì nel 1564 prima di vederla completata e venne terminata sotto la guida di Giacomo del Duca.
La facciata interna è opera di Michelangelo mentre la attuale facciata esterna venne realizzata nel 1869 da Vespignani, che si ispirò comunque ai disegni di Michelangelo; i fabbricati che uniscono la porta esterna e quella interna a creare un cortiletto interno erano usati per gli uffici della dogana.
In occasione della presa di Roma nel 1870 venne severamente danneggiata (ovviamente specie dal lato esterno).
Oggi ospita il Museo Storico dei Bersaglieri.

Alcune porte Rinascimentali delle mura Gianicolensi e del Vaticano

Porta PorteseAlta Risoluzione

Porta Portese dal lato esterno alle mura Gianicolensi.
Realizzata nel 1644 su disegno dell'architetto Marcantonio De Rossi era una delle porte delle mura Gianicolensi, volute da Papa Urbano VIII Barberini come ampliamento della cinta difensiva Vaticana; lo stemma è quello di Papa Innocenzo X Pamphilj succeduto al Barberini morto prima dell'inaugurazione; la porta sostituì la porta Portuensis di epoca romana, distrutta assieme al tratto di mura Aureliane-Onoriane che salivano verso il Gianicolo sempre in occasione della costruzione delle mura Gianicolensi.

Sulle mura di Roma antica - i classici e altri autori antichi

Mura Quadrate

Titus Livius - Ab Urbe Condita - liber I.7
Palatium primum, in quo ipse erat educatus, [Romulus] muniit. [...]


Per prima cosa [Romolo] fortificò il Palatino, sul quale lui stesso era stato allevato. [...]
Mura Serviane

Strabone Geografia V.3.7.2-9

[...] 2 Riguardo a questa città (Roma), ho già detto (in V.3.2) che fu fondata lì per questioni di necessità e non di scelta; e devo aggiungere che anche quelli che successivamente inclusero certi distretti nell'insediamento non poterono da padroni scegliere il miglior perimetro (per le mura), ma come schiavi furono costretti ad adattarsi a ciò che già era stato costruito. 3 I primi fondatori circondarono con un muro il Capitolino, il Palatino ed il colle Quirinale, il quale ultimo era così facile da scalare per gli intrusi che Tito Tazio (re Sabino) lo conquistò al primo assalto, effettuando il suo attacco nello stesso momento in cui egli giunse per vendicare l'oltraggio del rapimento delle fanciulle. 4 Ancora Anco Marcio aggiunse il Celio e L'Aventino, e la vallata tra questi, che separava l'uno dall'altro e questi stessi dalle parti che erano già protette dalle difese, ma egli fece questo solo per necessità; dal momento che, in primo luogo, non era una buona cosa lasciare colli che erano così ben fortificati dalla natura fuori delle mura a disposizione di chiunque avesse desiderato una roccaforte contro la città, e, in secondo luogo, egli non fu in grado di completare il cerchio dei colli fino al Quirinale. 5 Servio, tuttavia, individuata la debolezza, completò l'opera aggiungendo entrambi l'Esquilino ed il Viminale. 6 Ma anche questi erano facili da attaccare; e per questa ragione scavarono una profonda trincea rimuovendo la terra, realizzarono un terrapieno di circa sei stadi sul bordo interno della trincea, e costruirono su questo un muro dotato di torri dalla porta Collina fino alla porta Esquilina. 7 Al centro del terrapieno è una terza porta che ha lo stesso nome del colle Viminale (porta Viminale). 8 Queste, dunque, sono le fortificazioni della città, sebbene queste abbiano necessità di una ulteriore fortificazione. 9 E, secondo me, i primi fondatori mantennero la stessa direzione nel pensare per loro stessi e per i loro successori, vale a dire, che era appropriato per i romani fare affidamento per la loro sicurezza e prosperità non sulle loro fortificazioni, ma sulle loro armi e sul loro proprio valore, nella convinzione che non siano le mura a proteggere gli uomini ma gli uomini a proteggere le mura.



Dionisio di Alicarnasso, Antichità Romane II.62.5

5[...] [Numa Pompilio] allargò l'area della città aggiungendovi il colle Quirinale, che fino a quel momento era ancora privo di un muro di difesa, [...]



Dionisio di Alicarnasso, Antichità Romane IV.13.2-5

2 [Servio Tullio] allargò la città aggiungendo due colli, quelli chiamati Viminale ed Esquilino, ciascuno dei quali ha praticamente le dimensioni di una città. Questi furono ripartiti tra i romani che non avevano una loro propria casa, in modo che lì potessero costruirsene una; ed egli stesso fissò lì la sua dimora, sulla parte migliore del colle Esquilino. 3 Questo fu l'ultimo re che ampliò il perimetro della città, aggiungendo questi due colli ai cinque esistenti, dopo che egli ebbe consultato gli auspici, come dettato dalla legge, e dopo aver compiuto gli altri riti religiosi. Oltre questo la città non si espanse ulteriormente poiché, dicono, gli dei non lo permisero; oggi (20 a.C.) molti cittadini abitano sparsi al di là delle mura, indifesi e vulnerabili ad un attacco, se un nemico dovesse giungere. 4 In verità, se qualcuno volesse cercare di determinare l'estensione della città sarebbe tratto in inganno da questo suburbio cercando di determinare dove è ancora città e dove cessi di essere città; tanto l'area urbana è fortemente intrecciata con la campagna intorno che l'osservatore ha l'impressione che la città si estenda indefinitamente. 5 Se tuttavia si desiderasse giudicare la dimensione della città dalla circonferenza delle mura, cosa non facile da fare in quanto le costruzioni sono ora addossate e incorporate nelle mura nascondendole, in molti tratti lasciando tuttavia visibili tracce della loro antica struttura, Roma potrebbe sembrare essere non molto più ampia dell'area protetta da mura di Atene. [...]



Dionisio di Alicarnasso, Antichità Romane IX.68.2-4

2 [...] Alcune sezioni delle mura, essendo costruite sui colli o su rupi scoscese, sono state fortificate dalla Natura stessa e richiedono semplicemente una piccola guarnigione; altre sono protette dal fiume Tevere, la cui ampiezza è di circa quattrocento piedi e la cui profondità è capace di contenere grosse imbarcazioni, mentre la sua corrente è impetuosa come quella di qualunque fiume e forma grandi mulinelli. Non c'è possibilità di attraversarlo a piedi se non tramite un ponte, e a quel tempo (era la primissima epoca repubblicana, quando Equi e Volsci saccheggiarono le terre tuscolane ed arrivarono a minacciare Roma) c'era un solo ponte (il ponte Sublicio), costruito di legno, che veniva rimosso in tempo di guerra. 3 Una sezione [della cinta muraria serviana], la parte più vulnerabile della difesa della città, che si estende tra porta Esquilina e quella che è detta Collina (anticamente il Quirinale era chiamato la Collina) è stata rinforzata artificialmente. Davanti alle mura (fuori della città) è stato scavato un fossato largo più di cento piedi nel punto più stretto e profondo trenta piedi; questo fossato e sovrastato da un muro sostenuto internamente da un terrapieno talmente alto e largo che il muro non può essere abbattuto dagli arieti o indebolito scalzandone le fondamenta. 4 Questa porzione di mura è lunga sette stadi (poco meno di un miglio) ed estesa per cinquanta piedi (includendo il banco di terra). [...]



Titus Livius - Ab Urbe Condita - liber I.44

[...] Milia octoginta eo lustro civium censa dicuntur; adicit scriptorum antiquissimus Fabius Pictor, eorum qui arma ferre possent eum numerum fuisse. Ad eam multitudinem urbs quoque amplificanda visa est. Addit duos colles, Quirinalem Viminalemque; Viminalem inde deinceps auget Esquiliis; ibique ipse, ut loco dignitas fieret, habitat; aggere et fossis et muro circumdat urbem; ita pomerium profert. [...]


[...] Si dice che in quel lustro (nel VI sec. a.C.) i cittadini censiti ammontassero a ottantamila; Fabio Pittore, uno degli storici più antichi, aggiunge che questo era il numero di coloro che potevano portare le armi. Con una popolazione simile, un ampliamento di Roma era inevitabile. Così [Servio Tullio] aggiunge due colli, il Quirinale e il Viminale; quindi restringe l'area del Viminale per ampliare l'Esquilino; e, affinché il luogo
(l'Esquilino) assumesse dignità, egli stesso vi si trasferisce ad abitare. Circonda la città con un terrapieno, un fossato ed un muro; allo stesso modo allarga il pomerio.



Titus Livius - Ab Urbe Condita - liber VI.32.1

Novum fenus contraheretur in murum a censoribus locatum saxo quadrato faciundum


Nuovi debiti furono contratti dai poveri (nel 377 a.C.) quando i censori stabilirono di costruire un muro di pietra tagliata.


Titus Livius - Ab Urbe Condita - liber XXVI.10.2-5

Cum hannibal urbi appropinquaret, Fulvius Flaccus porta Capena cum exercitu romam ingressus, in mediam urbem per Carinas contendit; inde egressus Esquilinam et Collinam portam, ibi castra posuit. Aediles plebis commeatum eo comportaverunt; consules senatusque in castra venerunt ut ibi de rei publicae salute consultarent. Placuit consules circa portas Esquilinam Collinamque castra tenere, C. Calpurnium Pisonem, praetorem urbanum, Capitolio atque arci praeesse et senatum frequentem in foro continere ut, si quid in tam subitis rebus opus esset, ad deliberandum parati essent. Inter haec Hannibal ad Anienem fluvium tria milia passuum ab urbe castra admovit. Ibi stativis postis, ipse cum duobus milibus equitum ad portam Collinam usque ad Herculis templum est progressus atque, quam proxime poterat, moenia situmque urbis obequitans contemplabatur. Id Fulvio Flacco indignum visum est; itaque contra eum misit equites, quibus imperavit ut hostium equitatum submoverent et in castra redigerent.


Poiché Annibale (nell'anno 211 a.C.) si avvicinava alla città, Fulvio Flacco, entrato in Roma con l'esercito da Porta Capena, si diresse nel centro dell'urbe attraversando le Carene; quindi, uscito dalla porta Esquilina e dalla porta Collina, lì pose l'accampamento. Gli edili della plebe si recarono là portando rifornimenti; i consoli e il senato giunsero nell'accampamento per consultarsi in quel luogo sulla salvezza dello Stato. Ai consoli piacque mantenere l'accampamento presso le porte Esquilina e Collina, (e decisero) che Gaio Calpurnio Pisone, pretore della città, comandasse il Campidoglio e la Rocca (l'arx capitolino), (e) che il Senato si radunasse frequentemente nel Foro affinché, in una situazione tanto precaria, fossero pronti a deliberare in caso di necessità. Nel frattempo Annibale mosse l'accampamento presso il fiume Aniene a tre miglia dalla città. Qui, fatte fermare le truppe più lente, lui stesso con duemila cavalieri avanzò fino alla porta Collina e al tempio di Ercole e, cavalcando quanto più vicino poteva, osservava le mura e la disposizione della città. Ciò sembrò intollerabile a Fulvio Flacco; e così contro di lui inviò dei cavalieri, ai quali ordinò di far indietreggiare la cavalleria nemica facendola rientrare nell'accampamento.


Giovenale, Satire 5.153-4

Per te, o Gaudio, una mela marcia,
di quelle rosicchiate da una scimmia
che sui bastioni, bardata di scudo ed elmo,
impara tremando a suon di frustate
come dal dorso irsuto di una capra
si scagli un giavellotto.


Giovenale, Satire 6.588

Il destino dei poveri,
quello, sta scritto nel Circo o lungo le mura: [...]


Giovenale, Satire 8.43

Tronfio sei
dell'antica genealogia dei Drusi,
come se per essere nobile
tu avessi fatto qualcosa,
perché tua madre fosse di sangue aristocratico
e non una che ai piedi dei ventosi bastioni
tesse a giornata.



Mura Aureliane
Mirabilia urbis Romae (XII - XV secolo) - II. Il muro dell'Urbe.

Il muro della città di Roma ebbe 361 torri, 49 castelli, [7 archi principali], 6 miglia e 900 passi di bastioni, [12 porte, 5 posterule] (o pusterle). Sul perimetro di conseguenza si misurano 22 miglia escludendo la parte transtiberina e la città leonina [con il portico di San Pietro].

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15 Luglio 2011