Le stratificazioni di Roma Antica durante l'Alto Impero e la ricostruzione della città durante il Basso Impero

Roma nell'epoca Imperiale ha conosciuto fasi di distruzione e ricostruzione; spesso le ricostruzioni avvenivano sulle fondamenta dei precedenti edifici e gli ingegneri si limitavano a rimuovere le coperture degli edifici e a ricoprirli di terra; si sono così conservati numerosissimi ambienti abitativi, coperti poi dalle successive costruzioni e a colle Oppio o al Celio o all'Aventino, come in molte altre parti della città antica, nel sottosuolo sono ancora abitazioni, ville ed edifici pubblici.

Lanciani individua tre principali fattori alla base della distruzione e successiva ricostruzione ad un livello sul mare superiore della città ai tempi dell'alto Impero:

L'innalzamento del terreno realizzato per motivi igienici

Il primo di tali innalzamenti fu realizzato sotto Augusto quando l'area dell'Esquilino disseminata di buche (puticuli) ove venivano gettati i corpi di schiavi e criminali unitamente a carcasse di animali venne bonificata ricoprendola con 24 piedi di terra (7 metri); nel 1887 durante la realizzazione di via Napoleone III si rinvennero 75 di questi pozzi.
Questo fu un procedimento utilizzato altre volte nella Roma imperiale sempre con lo scopo di bonificare le zone cimiteriali dislocate fuori delle mura Serviane; la roccia tolta dal Quirinale da Traiano per creare spazio per il suo Foro (tra Quirinale e Campidoglio) venne sparsa sul cimitero tra via Salaria Nuova e via Salaria Vecchia (Pinciana); i giardini Liciniani furono realizzati sopra un cimitero tra Labicana e Collatina; così anche venne bonificata la zona dell'Aurelia dove ora si trova villa Pamphili.
Le tombe erano luogo sacro e furono quindi tutte lasciate integre e semplicmente coperte di terra.

La ricostruzione di ampie zone della città a seguito degli incendi

Vengono descritti incendi già nella Roma repubblicana (Livio XXVI.27 e XXVI.47) al Foro Boario nel 213 a.C. e nel 192 a.C.e ad esempio in piazza Bocca della Verità rimangono le strutture della Roma Repubblicano 9 piedi sotto il livello attuale della piazza.
L'incendio di Nerone avvenuto nel 64 d.C. fu uno dei più estesi che subì Roma; partì dall'estremità nord orientale del Circo Massimo, dove ora si trova la torretta medioevale e si propagò verso nord est distruggendo completamente tre delle quattordici regioni della città e danneggiandone altre sette; Nerone aveva concepito l'idea di cambiare l'aspetto urbanistico della Capitale ma le strade erano affollate di templi e tempietti di ogni genere sacri ed inamovibili; inoltre i romani proprietari dai palazzi non avevano intenzione di abbandonare le loro abitazioni e il fuoco eliminò velocemente ogni controversia.
Non è mai stato stabilito con certezza se l'incendio fu una fatalità o piuttosto organizzato dall'imperatore ma di certo i progetti di ricostruzione furono immediati e grandiosi; alcuni propongono che l'incendio fu fortuito ma che Nerone ebbe cura di farlo propagare in certe zone che voleva riedificare; non fu difficile accusare dell'incendio i Cristiani, uomini che appartenevano ad una setta religiosa guardata con diffidenza dalla Roma pagana, il cui capo era stato condannato come criminale e crocefisso e i cui membri erano dediti a pratiche magiche di cannibalismo.
Così a via di San Gregorio, tra Colosseo e Porta Capena il terreno era a 10,5 metri sul livello del mare ai tempi dei Re, 13 metri prima dell'incendio di Nerone, 17,6 metri dopo l'incendio di Nerone ed oggi il piano stradale è a 22 metri s.l.m..
Nerone cambiò notevolmente l'aspetto della città introducendo nuovi criteri di costruzione onde diminuire il rischio di propagazione degli incendi; furono realizzate strade più ampie, piazze e porticati sul fronte strada per separarei palazzi e mura in opera quadrata di peperino, pietra che ha proprietà ignifughe; gli architetti artefici della ricostruzione furono Severo e Celere.

L'importanza del fuoco come fattore di drastici cambiamenti nella storia dell'architettura di Roma può esser facilmente compresa osservando ad esempio i cambiamenti che questo provocò nell'aspetto del Foro Romano, il Celeberrimus Urbis Locus, nel periodo che va da Nerone a Diocleziano: fu distrutto dal fuoco quattro volte, ed ogni volta ricostruito ad un livello superiore del terreno: una prima volta sotto Nerone, distrutto quando era imperatore Tito nell'80 d.C. e ricostruito con Domiziano quindi di nuovo distrutto sotto Commodo nel 191 d.C. e ricostruito con Settimio Severo e Caracalla e infine distrutto per la quarta volta con Carino nel 283 d.C. e ricostruito sotto Diocleziano.

La costruzione delle Terme

A Roma esistevano numerose Terme o Bagni Pubblici per la costruzione delle quali furono abbattute ampie porzioni della città; ad esempio le terme di Caracalla occupano 12 ettari e le terme di Diocleziano 13 ettari; gli edifici, le insulae, i templi che lì si trovavano furono distrutti per un'altezza sufficiente a dar spazio alle fondamenta delle strutture termali ed il materiale demolito fu ampiamente riutilizzato nella caementa delle nuove costruzioni; tutto ciò che si trovava ad un livello più basso delle nuove fondamenta veniva semplicemente sepolto.
Grazie a questa pratica costruttiva utilizzata dai romani oggi è possibile trovare resti di edifici risalenti ad epoche differenti disposti su più strati: ad esempio le terme di Tito e poi quelle di Traiano furono costruite sopra la Domus Aurea di Nerone, il palazzo dei Flavi al Palatino sopra ai resti di case repubblicane e durante la realizzazione di via Nazionale, al Quirinale, sotto i giardini Aldobrandini e Rospigliosi si trovarono i resti delle terme di Costantino realizzate nel 315 d.C.; al di sotto di queste quel che restava delle case di T. Flavius Claudius Claudianus, di T. Avidius Quietus e numerose altre e sotto queste ancora ruderi in reticolato di precedenti abitazioni di epoca repubblicana.

Riutilizzo dei materiali nel Basso Impero

Durante l'alto impero era pratica comune riutilizzare il materiale delle precedenti costruzioni distrutte nell'opera cementizia dei nuovi edifici.
Con Costantino lo smantellamento dei prcedenti edifici diviene pratica comune; cominciarono quindi ad essere riutilizzare anche strutture preesistenti ancora integre.
Un esempio è rappresentato dall'arco di Costantino, che, se pure appaia come una costruzione omogenea, pure fu ottenuto nell'aspetto attuale andando a riutilizzare largamente altro materiale; in gran parte infatti le statue ed i bassorilievi furono presi da un arco trionfale di Taiano, probabilmente quello in prossimità di porta Capena, che venne smantellato.
Come scritto nel Liber Pontificalis Costantino nell'anno 312 eresse una basilica sopra la tomba di S. Pietro; per realizzarla fu utilizzato il materiale del Circo di Caligola e Nerone; le colonne furon prelevate dall'intera Roma.
Nel corso IV secolo il cristianesimo divenne la sola religione ufficiale ammessa dalle autorità imperiali e tutte le altre religioni furono praticamente proibite; apparentemente furono anche promulgate alcune leggi che comunque proibivano la distruzione di templi e tombe antiche, blando tentativo delle autorità imperiali di conservare le testimonianze del passato, ma la spoliazione di templi e tombe continuò comunque; è ragionevole pensare che per ogni chiesa costruita nel IV e V secolo furono utilizzati materiali provenienti da altre costruzioni preesistenti.
Di fatto a partire da Costantino e per i due secoli a seguire non esiste un solo edificio costruito in tale periodo che abbia utilizzato un qualche materiale prelevato dalle cave.
Così è per il Mausoleo di Costanza e la chiesa di S.Agnese fuori le mura, la chiesa di S. Lorenzo e quella di S. Clemente.



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20 Febbraio 2010